Gianni Versace: Il mito degli anni ’90
La vita di
Gianni Versace e sui retroscena della sua morte:
Iniziamo col
dire che questo stilista era una persona geniale, di origini calabresi (di Reggio
Calabria per la precisione) e figlio di una sarta brava, molto apprezzata dalla
clientela, col passare del tempo lui, con tutta la famiglia, si sono trasferiti
a Milano ed hanno aperto un piccolo negozietto in via della spiga con solo una
piccola fila di abiti, ma Grazie all’estro di Gianni e all’ambizione di
Donatella e Santo l’azienda ha raggiunto in breve tempo un successo planetario.
Il concept dell’azienda è stato quello di unire nei suoi abiti passato e
futuro, miti classici e futurismo utilizzando materiali metallici accostati
alla greca e al simbolo medusa che era una figura dell’antichità con al posto
dei capelli tanti serpenti attorcigliati.
Con Gianni
si dà anche l’inizio ad un altro fenomeno di costume dell’epoca: Tante super
modelle nelle sue sfilate che all’epoca erano super pagate: Tra cui Naomy Campbell,
Cindy Crafword, Claudia Schiffer e Carla Bruni, solo per citarne alcune. In
giro per il mondo a mano a mano ha creato un impero fatto di dozzine e dozzine
di negozi dove la parola d’ordine era ‘’Lusso’’. Un lusso sfrenato dato dal
lavoro certosino dei suoi sarti, dalla qualità dei materiali e dalle stampe su
maglie e coprispalle molto elaborati. Colori sgargianti e materiali di qualità
hanno fatto di questa azienda italiana la migliore al mondo. Finché un brutto
giorno, il 15 luglio 1997 per la precisione, Gianni Versace è stato trovato morto
fuori la sua villa di Miami, ucciso da molti colpi di pistola nel cranio che
hanno spento per sempre l’estro di un mito internazionale.
Alla sua
morte prematura è stato trovato il suo testamento dove Gianni ha deciso di
lasciare il 50% delle quote dell’azienda alla nipote prediletta Allegra (figlia
di Donatella) Alla sorella Donatella invece il 20% ed al fratello maggiore
Gianni il 30% delle quote. Invece all’altro figlio di Donatella dozzine di
quadri importanti e costosissimi come opere di Picasso ed Andy Warhol. Nel suo
testamento è stato anche incluso il suo storico compagno, Antonio d’Amico che
per le cure e l’amore che ha dato a Gianni ha ereditato dal re Mida della moda
30 milioni di lire al mese più la possibilità di alloggiare in tutte le case sparse
in giro per il mondo di sua proprietà. Alla sua morte Donatella ha preso le
redini dell’azienda in mano, ed anche se prima disegnava la linea più economica
Versus, di punto in bianco si è trovata a doversi occupare della creazione
creativa di tutte e due le linee. Nel frattempo anche Antonio d’Amico ha creato
una linea di vestiti che porta il suo nome ma senza mai raggiungere la fama di
Gianni. Il fratello Santo invece oltre alla moda si è dato alla politica
divenendo Presidente della Camera della Moda Italiana.
L’azienda
dopo la morte di Gianni purtroppo ha subito un enorme declino ma col passare
degli anni Donatella ha saputo gestire la cosa rimanendo sempre fedele a quelle
che erano le volontà ed i gusti del fratello Gianni. Famosa la collaborazione
di H&M con Versace che secondo me ha fatto sì che il marchio si svecchiasse
un pochino e che fosse di nuovo amato ed apprezzato in tutto il mondo, ma sicuramente
non come quando era in vita l’incomparabile Gianni, ma comunque ancora amato ed
apprezzato grazie alle capacità di Donatella.
@mirkorambone